Aldo Pompermaier - attività politica e istituzionale | ||||||||
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Trento, 18 ottobre 2012 Caro Direttore, In primo luogo, forti della nostra autonomia avremmo dovuto partire molto prima con una analoga iniziativa in salsa trentina, in seconda battuta perché ritengo che, chiudersi così marcatamente nei consumi dei nostri prodotti, mi pare un tantino riduttivo nel momento storico in cui viviamo. Sono sempre stato un sostenitore della valorizzazione dell’agricoltura trentina e anche con convinzione ho sempre sostenuto che dobbiamo essere noi trentini i primi consumatori dei prodotti locali, non mi sembra però il caso di esagerare e di inimicarsi un mercato ben più vasto dal momento che, a parte qualche annata, abbiamo problemi a smaltire le scorte, se come dichiarato dall’assessore Mellarini, le mele in Trentino rappresentano il 68% della produzione nazionale. A chi vengono vendute le nostre mele? Se ogni territorio facesse il ragionamento dell’assessora Dalmaso probabilmente noi trentini dovremmo mangiare mele dalla mattina alla sera. Giusto e sacrosanto puntare al consumo consapevole, noi Verdi penso siamo stati tra i primi promotori di questa esigenza assieme a quella altrettanto importante di portare sulla tavola e sui banchi delle scuole una agricoltura sana ed esente da residui di pesticidi, ma mettersi così perentoriamente di traverso a una iniziativa da poco introdotta e che avrà bisogno di un certo rodaggio per consentire l’auspicata presenza della nostra frutta nelle scuole mi sembra alquanto limitante e miope. Pensiamo un solo momento: se il collega siciliano dell’assessora Dalmaso si comportasse nello stesso modo con le loro arance? Sono strasicuro che la nostra frutta, ormai apprezzata in tutta Europa e non solo (alla faccia del Km zero) alla fine verrà anche distribuita e consumata nelle nostre scuole, ma spero tanto, che l’iniziativa della Dalmaso non porti altre regioni a boicottarla seguendo il vecchio detto «pan per focaccia». Sarebbe un disastro. Concentriamo le nostre energie invece per portare l’agricoltura trentina, sfruttando le ottime strutture di ricerca di S. Michele, a perseguire con maggior incisività l’obiettivo di essere famosi e bravi, non solo per la qualità, ma principalmente per la salubrità, sgomberando una volta per tutte quelle re-more, diffidenze, paure e ansie che derivano dalle decine e decine di trattamenti a cui è soggetta la nostra frutta prima e persino dopo la raccolta. Allora saremo competitivi. Altrimenti o per la crisi economica (prezzi) o per altri motivi daremo spazio a consumi di frutta e verdura provenienti da paesi, ove non esistono o non sono rispettati i protocolli d’intesa, così faticosamente raggiunti in Trentino in tanti anni di sperimentazione finalizzati a proteggere consumatori e operatori agricoli. Aldo Pompermaier |
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